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Campomaggiore, la “città dell’utopia”, della pace e della felicità
Veniva definita la città dell’utopia, un mondo dove l’uguaglianza, l’amore e la serenità regnavano tra la gente. Quante volte abbiamo sognano di vivere in luogo così. Eppure a Campomaggiore, un piccolo paese lucano di soli 794 abitanti, tutto questo un tempo era realtà.
Campomaggiore Cenni storici
Campomaggiore un piccolo villaggio di epoca romana, iniziò ad essere costruito nel 1150 sui resti del precedente insediamento. Intorno all’anno 1000, subì le invasioni ed i saccheggi da parte di arabi situati a Pietrapertosa, a loro volta cacciati dai Bizantini. Una sorte diversa non fu riservata a quest’ultimi, scacciati dai Normanni, i quali avevano costruito la loro roccaforte nella contea di Tricarico.
La venuta degli Angioini nel 1268 costituì per Campomaggiore una grande sventura, il paese fu completamente rasa al suolo giustiziando i suoi abitanti. Campomaggiore divenne così un feudo, povero e con scarso rendimento.
I Conti Rendina
Nel 1673 il feudo fu assegnato, da Re Filippo IV, alla famiglia Rendina, con l’imposizione di ripopolare il feudo ormai decimato. La famiglia Rendina, ed in particolare il conte, prese a cuore le sorti di Campomaggiore, il quale ne intravide un grande potenziale agricolo.
Nel 1741 Teodoro Rendina, insieme ai suoi amici allievi del Collegio Tolomeo di Siena, tentò nell’ardita impresa di costruire la cosiddetta “città dell’Utopia“, un posto magico dove tutti i cittadini avrebbero convissuto secondo le teorie di vita del filosofo francese Charles Fourier: in condizioni di totale uguaglianza.
Ad ogni famiglia sarebbe stato assegnato un terreno per poter costruire una casa propria, coltivare la terra e procurarsi del legname. Vi era però un’unica condizione: per ogni albero tagliato, ne sarebbero stati piantati altri tre.
Uno straordinario esempio di vita quello di Rendina, dai propositi a tratti surreali, ma realmente esistiti.
La città dell’utopia di Rendina
Il progetto tanto ambizioso di Rendina di creare un luogo dove non ci sarebbero state più persone povere ebbe successo. Così più di 1500 persone si trasferirono nella città dell’utopia tanto sognata dal conte. Purtroppo dopo poco più di un secolo, il 2 febbraio nel 1885,
la magia fu spezzata da una terribile frana
che travolse il paese costringendo gli abitanti alla fuga,
trasformando Campomaggiore in una città fantasma.
Campomaggiore oggi
Di quel lontano mondo dove tutti i cittadini vivevano felici e in pace non rimane che qualche costruzione semidistrutta.
Il paese venne ricostruito nel sito attuale, circa 400 m più in alto e a 4 km delle rovine del Vecchio paese. I cittadini durante la ricostruzione, restarono fedeli alla vecchia architettura costituita da una pianta a scacchiera e continuarono a dedicarsi alla coltura del vino e degli ulivi. Ancora oggi è possibile vedere al centro del paese la Chiesa e il Palazzo Comunale.
Se oltre alla città dell’utopia desiderate scoprire altri luoghi incantati della nostra amata Basilicata, visitate la sezione del sito “I luoghi del cuore” all’interno del nostro sito.