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“Panari e Cannizzi salentini” l’antica arte dell’intreccio

Antichi mestieri il canestraio
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Se andiamo indietro nel tempo di circa 60 anni, non era difficile trovare nei mercati o nelle piccole botteghe di paese artigiani impegnati in una delle tradizioni più antiche della Puglia: l’intreccio dei panari e cannizzi salentini.

Li panari, altro non sono che cesti dal manico arcuato, molto pratici e leggeri ottenuti dall’intreccio di vichi di ulivo e canne, come contenitori per raccogliere frutta e verdura ed in particolare olive. Oltre ai panari con la stessa tecnica si realizzavano sia le “cofine” ceste più ampie con due manici laterali usate per il trasporto, sia ceste più piccole chiamate “cofineddhe”.

Questa è l’autentica espressione della mentalità contadina, abituata ad utilizzare tutto quello che la natura offrisse.

Dalla lavorazione della canna, apprezzata da sempre dagli abitanti della penisola per il suo fusto cavo molto lungo e robusto, oltre ad ottenere cesti e panari, si ottenevano anche i cosiddetti “cannizzi salentini” o “littere” ovvero, le famose stuoie su cui si facevano e si fanno ancora oggi essiccare al sole pomodori e fichi. Dalle canne si potevano ottenere anche giochi per bambini, contenitori o strumenti musicali.

Come si fanno panari e cannizzi salentini?

La lavorazione, ancora oggi viene eseguita completamente a mano fatta eccezione della “runceddha” o roncola, utile per levigare e tagliare i rami.

L’intreccio di questi cesti nasconde alle sue spalle un lavoro assai più lungo e faticoso che richiede una lunga preparazione: la raccolta e l’essiccazione dei giunchi, la levigatura, il taglio e conservazione.

L’intreccio iniziava legando a forma di croce o di raggi alcuni ramoscelli d’ulivo, attorno ai quali si facevano passare, altri vinchi. In base al numero e alla lunghezza dipendeva l’ampiezza del contenitore. Una volta costruita la base iniziava la fase dell’intreccio delle canne. Alla fine di questa fase i vinchi venivano ripresi e avvincigliati, in modo da formare l’orlo e il manico del contenitore.

Spesso di confonde questo tipo di lavorazione con quella dei giunchi, affidata quasi esclusivamente alle donne. Questi erano mestieri prettamente maschili, in quanto,  in passato un lavoro unicamente maschile in quanto la realizzazione di questi cesti esigeva una certa forza nell’uso delle mani.


E’ straordinario vedere come da semplici rami intrecciati si possa dar vita a tali
capolavori. Li panari salentini oggi, sono infatti riconosciuti come prodotti d’ eccellenza dell’artigianato salentino.

Mentre in passato i giunchi erano realizzati come utensili da lavoro, oggi hanno assunto più una funzione decoratica. Con i giunchi di olivi e canne si possono realizzare anche altri oggetti come anfore, trulli ed altri complementi adatti per arredare ogni casa.

 

 

 


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